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sabato 8 marzo 2008

Lettera del MoFraNE alle comunità cristiane del Veneto



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MESSAGGIO
DEI FRANCESCANI
DEL VENETO


“PACE VERA
E SINCERA CARITÀ”


«A tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace vera dal cielo e sincera carità nel Signore» .

Carissimi Fratelli e Sorelle che condividete con noi la grazia del battesimo, è con le parole affettuose che il Poverello di Assisi rivolge a tutti i fedeli in Cristo che pure noi – francescani presenti nel Veneto – vi salutiamo fraternamente e vi auguriamo «pace vera dal cielo e sincera carità nel Signore».

Insieme ai nostri Vescovi, agli Amministratori della Cosa Pubblica ed a tutti Voi che testimoniate la comune fede cristiana nelle terre del Veneto, desideriamo condividere la gioia di offrire, il prossimo 4 ottobre, l’olio per la lampada votiva in onore di san Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia.

Ad Assisi, nella chiesetta di San Damiano, dopo aver ascoltato dal Crocifisso lì presente l’invito: «Va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» , Francesco volle offrire «denaro a un sacerdote perché provvedesse una lampada e l’olio, e la sacra immagine non rimanesse priva, neppure per un istante, dell’onore, doveroso, di un lume» .
A ricordo di quel gesto di delicatezza e dolcezza verso il Signore, offrendo l’olio delle nostre terre anche noi desideriamo rendere lode e onore alla santità del Signore e ringraziarlo per la sua presenza nella vita nostra, delle nostre famiglie, delle comunità cristiane e della società civile. E chiediamo con fiducia al Poverello di Assisi la grazia di saperci “consumare” pure noi – sul suo esempio – amando Dio come «offerta di lode e non per altro» ed anche «i nostri prossimi come noi stessi» .

Sappiamo che Francesco d’Assisi ha visitato la nostra terra veneta: di ritorno dalla Terra Santa (primavera o estate del 1220) lo troviamo pellegrino fra «le paludi di Venezia» ; viene poi segnalato come predicatore «tra la Lombardia e la Marca Trevigiana» e quindi «vicino al Po» e a Verona . Presenze discrete e non appariscenti, eppure caratterizzate da quello stile sobrio e schietto descritto da un suo biografo: «Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza. A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell’altro mondo: uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l’alto» .

Percorrendo idealmente le nostre terre in compagnia di Francesco d’Assisi, non possiamo fare a meno di coglierne in primo luogo tutta la ricchezza e la bellezza: segni che rimandano – per tutti i credenti in Dio – alla bontà del Creatore e Signore dell’universo. La nostra regione, infatti, comprende quasi ogni paesaggio naturale possibile: marino, campestre, lacustre, collinoso, fluviale, montano...
Nello spirito insegnatoci da Francesco (Cantico di Frate Sole) possiamo avvicinarci a Dio anche nella contemplazione della bellezza che ci circonda nei nostri luoghi cari, dal ‘fratello mare’ alle ‘sorelle Dolomiti’, benedicendolo per il dono dei numerosi e variegati frutti che da sempre questa terra offre ai suoi abitanti.
Parimenti nasce il perenne monito cristiano e francescano di nulla impadronirci di tali risorse, depauperandole, ma sapendole custodire e condividere anche con le generazioni future o le genti ospiti che da qualche anno stanno sempre più collaborando nel lavoro.

In secondo luogo, notiamo che la nostra terra è intessuta dell’esperienza della fede cristiana sin dagli inizi del cristianesimo, come ci testimoniano solenni tracce monumentali delle prime comunità evangelizzate (Aquileia, Torcello) e altri frequentissimi luoghi di fede e carità sorti ovunque nei secoli in ogni angolo della regione (parrocchie, pievi, santuari, romitori, monasteri…).
Dal XIII secolo in poi i “figli di san Francesco” e le “figlie di santa Chiara d’Assisi” insieme a schiere di Terziari francescani hanno collaborato significativamente nel testimoniare e animare questa fede in modo capillare e sempre creativo animati dallo spirito del Vangelo, regola di vita intuita e scelta da Francesco. Ricordiamo, in particolare, sant’Antonio di Padova e il beato Luca Belludi, san Leopoldo Mandic e il beato fra Claudio Granzotto, la beata Elena Enselmini e la beata Elisabetta Vendramini, la beata Eurosia Fabris in Barban presentata al Convegno Ecclesiale di Verona (ottobre 2006) quale esemplare figura di “santità feriale”.

Francesco d’Assisi è stato testimone e poi protagonista di un passaggio epocale: da una ‘società cristiana’ ad una ‘società che desidera vivere la fede cristiana’. Egli condivise con tanti altri uomini e donne del suo tempo l’inquietudine per la necessità di un rinnovato confronto personale e comunitario con il Dio Padre annunciato da Gesù Cristo, passando così da un vago sentimento religioso ad un’autentica esperienza di fede . Una dinamica sempre attuale, nei nostri giorni forse persino urgente. È bene ricordare che questo passaggio venne interpretato da Francesco non tanto come un gesto di volontà, quanto piuttosto come dono di Dio. Un Dio da invocare con fede perché ci indichi come operare camminando sui passi della «pace vera e sincera carità», scoprendo la sua volontà.
È lo stesso Francesco, pertanto, che ci consegna le «fragranti parole del Signore» come dono del Dio Altissimo e Onnipotente.

«Pace vera dal cielo», prima di tutto. È un dono del Signore da invocare continuamente nella preghiera e che rende capaci di relazioni nuove con Dio e con le persone che si incontrano.
L’esperienza di avere Dio come Padre che ama gratuitamente e usa misericordia verso tutti porta il Poverello di Assisi e tutti noi a guardare alle persone non in modo superficiale , o pregiudiziale , ma intuendo in essi le tracce di quel Dio la cui immagine è nell’uomo (Genesi 1,27). Il biografo ci racconta infatti come spesso Francesco solesse dire: «Un uomo è quanto è agli occhi di Dio, e non più» intendendo certamente che solo a Dio è lecito il giudizio sulle persone, ma anche che – in virtù del sacrificio di Gesù Cristo nostro Signore – agli occhi di Dio Padre ogni persona è amabile e aperta alla redenzione e all’incontro con Lui.

L’anelito di condividere questo segreto e queste verità di fede lo spingono missionario anche in contesti di provato pericolo o tra i cristiani eretici o ancora tra uomini di altre fedi e costumi. Così avvenne con i musulmani, in occasione del celebre incontro col sultano Melek-El-Kamil, dove – pur non avvenendo alcuna conversione – si fece esperienza di rispetto e dialogo provvidente .

Il frutto di sapienza maturato in queste intense esperienze si è tradotto poi in Francesco con il proporre una modalità ben precisa di evangelizzazione in questi contesti potenzialmente ‘ostili’: vivere in queste realtà e relazionarsi con le persone «senza fare dispute o liti», confessando semplicemente la propria fede cristiana e testimoniandola autenticamente nella pace. Con questa testimonianza fatta più di opere che di parole suscitare una domanda di fede negli interlocutori, e solo allora presentargli con umiltà ed entusiasmo la radice e ragione di questo stile di vita, così che «quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore» .

In secondo luogo, Francesco ci invita a vivere una «sincera carità nel Signore» verso il prossimo, chiunque esso sia. E con uno stile semplice e umile che porti ad accogliere il piccolo e il povero, l’abbandonato e il forestiero, per amore del Signore e non per altro. Così, la nostra carità si fa occhio che rispetta, cuore che si commuove, mano che cura, sorriso che crea relazione, presenza che non lascia soli. Ne sono testimonianza – seppur povera e sempre da migliorare – le tante opere caritative sorte anche nelle nostre terre venete nel nome di Francesco d’Assisi: mense per i poveri; centri di accoglienza e di ascolto; centri per tossicodipendenti o alcolisti, per persone disabili, per minori in difficoltà; strutture di aiuto alla vita in centri di accoglienza per donne sole di fronte alla maternità; assistenza negli ospedali e nelle carceri. Senza dimenticare l’impegno di mantenere vivo il dialogo con le altre espressioni della fede cristiana e con chi appartiene a religioni diverse da quella cristiana …

Riconosciamo anche, con umiltà, che tutti dobbiamo crescere – guardando al Poverello di Assisi – nell’assumere il paradigma della interculturalità, nell’avere più slancio nel dialogo ecumenico ed interreligioso, nel farci carico della povertà diffusa di moltissime famiglie monoreddito o di pensionati, nell’accogliere con più consapevolezza il confronto con le varie diversità culturali e religiose…, in breve nel farci compagni di viaggio amorevoli e pieni di compassione verso la nostra società che sta faticando e soffrendo nel suo cammino storico.

In questi tempi inquieti per le pressanti trasformazioni sociali, economiche e culturali anche nella nostra terra veneta, pure per noi cristiani e per le nostre singole comunità parrocchiali o religiose ci sia di aiuto Francesco, maestro dello Spirito, che tra i tanti modi con cui si relazionava con Dio nella preghiera sapeva anche dirgli: «O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi, Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen» .

E mentre ci rechiamo pellegrini ad Assisi o visitiamo – nella nostra Regione Veneto – i moltissimi luoghi che custodiscono la memoria di San Francesco o in cui oggi si vive il suo carisma, ci accompagni la preghiera che Egli ha rivolto alla sua città e alla sua terra natale prima di morire, la sera del 3 ottobre 1226:

«Ti prego, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra ingratitudine, ma di ricordarti sempre della immensa compassione che le hai dimostrato, affinché sia sempre il luogo e il soggiorno di quelli che ti conoscono veramente e che glorificano il tuo nome benedetto e glorioso nei secoli dei secoli. Amen».

frate Gianni Cappelletto, Ofm Conv.
Presidente del Mo.Fra.NE
(Movimento francescano del Nord-Est)
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