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venerdì 3 ottobre 2008

Dio, l'uomo e la natura nell'esperienza di Francesco

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La festa del santo di Assisi e i valori di una missione
Dio, l'uomo e la natura nell'esperienza di Francesco
di Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento di Assisi

Le celebrazioni per la festa di san Francesco d'Assisi costituiscono un momento forte per ripensare la sua personalità e la sua missione, sia in chiave di fede che laica.
In tempi come i nostri si è costretti, dalla logica della vita e della ragione, a lasciar cadere tanto "ciarpame" per focalizzare problematiche essenziali.
Tre valori non possono essere messi da parte né da chi crede né da chi non crede: Dio, l'uomo, il creato/natura.

Il problema di Dio è tornato sotto varie forme.
Ripropongo l'esperienza di Francesco come risulta dalle Lodi di Dio Altissimo (cfr. Fonti Francescane, 261). La laude ci parla della grandezza e della sublimità di Dio, colto e sperimentato nella varietà dei tratti del suo "volto". È un canto a Colui che è Amore, il Bene, la Bellezza, la nostra dolcezza e la nostra speranza. Si potrà aver paura di accoglierlo e amarlo e in Lui orientare la nostra esistenza, Lui che è "la nostra vita eterna"? Ma, poi, è possibile vivere senza? Esistono veri atei? L'esperienza ci dice che l'uomo cammina o tenta di camminare con il Dio vero o cavalca la vita con i propri idoli! È chiaro, essi sono "gestibili" (cfr. Giudici, Primo libro di Samuele, Secondo libro dei Re).

Con il progredire delle scienze il problema uomo si è fatto ancor più ingarbugliato.
Sembra mancare una sintesi. Francesco, alla luce della Bibbia che ci ricorda che l'uomo "è un baratro e il suo cuore un abisso", lo pensa nella sua straordinaria dignità e, nello stesso tempo, nella sua piccolezza, finitudine o povertà. La sua grandezza e dignità nella luce di Cristo (cfr. Ammonizione v, ff., 153); la sua "povertà" (cfr. Ammonizione xix ff., 169): "Quanto l'uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più!". L'uomo è capace di opere meravigliose anche di amore e delicatezza, ma anche di comportamenti e azioni incredibilmente ignobili.

Il problema del creato/natura.
Nel Cantico delle Creature Francesco ci ha lasciato una chiara testimonianza della sua visione del mondo. È un segno. Bisogna imparare a leggerlo e allora si potrà comprendere che esso è lode di Dio e che di Lui porta significazione. Nell'uomo acquisisce voce e coscienza. Anche per il creato l'uomo si apre allo stupore e accetta di farne parte, educandosi alla essenzialità e sobrietà di ogni rapporto. La povertà insegnata dal Vangelo e vissuta da Francesco, come priorità, esige proprio questo: "Un atteggiamento espropriato sia verso Dio che i fratelli e le cose". Credo che, così, si sia alle radici del "dialogo" e della "ricerca della verità".
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L'Osservatore Romano - 4 ottobre 2008