L’olio del Veneto per San Francesco Cacciari: ma non seguiamo la sua via
(05.10.2008 - il Mattino di Padova, pag. 9)
Il sindaco di Venezia e il presidente Galan ad Assisi per la riaccensione della lampada votiva
ASSISI. Suggestiva ieri ad Assisi la cerimonia presieduta dal Patriarca di Venezia, Angelo Scola, nel corso della quale il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan ha offerto simbolicamente a nome dell’intera nazione una caraffa in vetro di Murano con l’olio del Veneto per la lampada votiva che arde ad Assisi presso la tomba di San Francesco, patrono d’Italia. La lampada è stata riaccesa dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari, in rappresentanza dei Comuni italiani. La celebrazione che si è svolta nella Basilica superiore di S. Francesco, alla presenza di autorità civili e religiose, è stata trasmessa in diretta da Rai Uno.
Per il governo era presente il ministro al welfare Maurizio Sacconi. Dal 1939, ogni 4 ottobre si ripete questa cerimonia nel corso della quale una regione italiana offre l’olio che alimenta la lampada votiva posta nella cripta del santo nella Basilica d’Assisi. Il Veneto ha già assolto questo compito nel 1950, nel 1970 e nel 1988. Il presidente Galan ha presentato l’offerta dell’olio, davanti alle delegazioni delle Province e dei Comuni veneti, durante la liturgia presieduta dal Patriarca Scola che ha concelebrato con il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino e i vescovi veneti. Successivamente nella Loggia del Sacro Convento c’è stato il discorso ufficiale del presidente Galan.
«Vogliamo guardare a Francesco come al nostro padre e maestro. L’Italia ha sete dello stile di vita che fu di Francesco. Tocca a noi praticarlo, a cominciare da chi tra noi è chiamato a pubblica responsabilità nella Chiesa e nella società». E’ un passaggio dell’omelia di Scola, alla quale ha fatto seguito l’intervento di Cacciari. «L’attualità del messaggio di Francesco sta nella sua completa inattualità: ci fa ricordare che non siamo sulla sua via, neanche lontanamente», ha detto il sindaco di Venezia.
«La grandiosità del progetto francescano - ha affermato infine il presidente veneto - rende trasparente la santità originaria dei primi passi compiuti da Francesco e dai suoi compagni, ed è un genere di santità che scelse di professare fin da subito anche Venezia, che si affidò all’evangelista Marco, e che nel farsi città, nel costruirsi dal nulla come città, seppe essere città francescana. Già nel corso della vita terrena di Francesco la laguna veneziana, più precisamente una piccola isola della laguna, dette ospitalità al Santo in viaggio tra l’Italia e l’Oriente. E quell’isola divenne San Francesco del Deserto, che assieme a due straordinarie chiese, San Francesco della Vigna e la Basilica dei Frari, fanno di Venezia una città francescana. Di qui il senso profondo della vicinanza spirituale, storica, tra Assisi e Venezia, tra Francesco e il Veneto».
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Per il governo era presente il ministro al welfare Maurizio Sacconi. Dal 1939, ogni 4 ottobre si ripete questa cerimonia nel corso della quale una regione italiana offre l’olio che alimenta la lampada votiva posta nella cripta del santo nella Basilica d’Assisi. Il Veneto ha già assolto questo compito nel 1950, nel 1970 e nel 1988. Il presidente Galan ha presentato l’offerta dell’olio, davanti alle delegazioni delle Province e dei Comuni veneti, durante la liturgia presieduta dal Patriarca Scola che ha concelebrato con il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino e i vescovi veneti. Successivamente nella Loggia del Sacro Convento c’è stato il discorso ufficiale del presidente Galan.
«Vogliamo guardare a Francesco come al nostro padre e maestro. L’Italia ha sete dello stile di vita che fu di Francesco. Tocca a noi praticarlo, a cominciare da chi tra noi è chiamato a pubblica responsabilità nella Chiesa e nella società». E’ un passaggio dell’omelia di Scola, alla quale ha fatto seguito l’intervento di Cacciari. «L’attualità del messaggio di Francesco sta nella sua completa inattualità: ci fa ricordare che non siamo sulla sua via, neanche lontanamente», ha detto il sindaco di Venezia.
«La grandiosità del progetto francescano - ha affermato infine il presidente veneto - rende trasparente la santità originaria dei primi passi compiuti da Francesco e dai suoi compagni, ed è un genere di santità che scelse di professare fin da subito anche Venezia, che si affidò all’evangelista Marco, e che nel farsi città, nel costruirsi dal nulla come città, seppe essere città francescana. Già nel corso della vita terrena di Francesco la laguna veneziana, più precisamente una piccola isola della laguna, dette ospitalità al Santo in viaggio tra l’Italia e l’Oriente. E quell’isola divenne San Francesco del Deserto, che assieme a due straordinarie chiese, San Francesco della Vigna e la Basilica dei Frari, fanno di Venezia una città francescana. Di qui il senso profondo della vicinanza spirituale, storica, tra Assisi e Venezia, tra Francesco e il Veneto».